Il logos nella musica

La Scrittura è la tecnologia di cui si serve l'uomo per trasferire e fissare l'informazione; come tutte le tecnologie ed in quanto tale, ha segnato per l'uomo un punto di cambiamento fondamentale e di importanza colossale che porta di conseguenza inevitabilmente ad alcuni progressi e problemi. Forse, il più importante di questi che possiamo ricordare è il problema Platonico: la scrittura condanna all'oblio ed alla perdita della memoria, poiché con essa non abbiamo più bisogno di ricordare e non è più per noi un problema il ricordare... con la scrittura un contenuto è fissato per sempre. Eppure perdiamo il logos, perdiamo il contesto di tutto quello che gravita intorno alla scrittura, non viviamo più in quel contesto e non siamo più capaci di ricostruire pienamente quello che veniva espresso, affidiamo incoscientemente o meno il compito di questo alla re-interpretazione di un informazione. I greci avevano molti termini per descrivere questo tipo d'esperienza che gli stava molto a cuore: l'ascolto acusmatico, l'idea del logos, e per l'appunto la contestualizzazione di un certo concetto espresso. Quello che è accaduto con la nascita della scrittura, è che ricordiamo tutto eppure non ricordiamo nulla, poichè abbiamo perso la vera funzione della memoria; e nella musica abbiamo perso la vera funzione dell'oralità, dell'ascolto. Dal momento in cui la musica è stata scritta siamo stati condannati a perdere poco a poco la capacità dell'ascolto. La nostra tradizione musicale occidentale fonda le proprie radici nella scrittura, o meglio nell'oralità che da un certo punto in poi si è servita della scrittura per fissare memoria di un qualche tipo di contenuto musicale; per ricostruire un espressività tramite la tecnica a partire da questa. Nel tempo, la scrittura musicale stessa è diventata una tecnologia complessa con il fine di rappresentare in maniera sempre più accurata un esperienza di interpretazione, e al contempo per fornire nelle varie epoche un esperienza sempre più complessa di ascolto. Eppure analogamente alla scrittura i problemi derivati dalla formalizzazione di questo unico sistema sono gli stessi della scrittura. E son sempre stati tali fino ad Arnold Schönberg, che con l’introduzione della dodecafonia intendeva contrapporre alla tirannia della bellezza e del culto romantico della musica, la forza di una verità superiore: quella del vero risultato sonoro prodotto da una pura organizzazione matematica (la sua) di questo. Di lì in poi, Webern suo allievo, riporta al centro di questa forza di verità ormai estesa a tutta l'organizzazione dei parametri, l'uomo, dimostrando come da tutti questi sistemi sia ancora possibile creare nuovo contenuto espressivo, creato dall'uomo per comunicare all'uomo; quella che viene messa in discussione è la tecnologia della scrittura stessa, il grande progresso di tutti questi compositori e di tutti quelli radicali a venire risiede nel fatto che non si può costringere, alla luce di questi assunti, a rappresentare l'interezza di un idea compositiva, del logos, a partire da una tecnologia come la scrittura. Da qui la mia pratica compositiva: mi porta a svolgere un indagine sul suono posteriore ad esso, o a sperimentare a priori ignorando il risultato. In ogni caso la scrittura porta inevitabilmente ad un processo di accettazione. Per ogni opera, voglio creare un sistema di notazione che ha origine a partire dai parametri del suono stesso su cui ho deciso di operare. Il suono diviene quindi un elemento descrittore, e la notazione stessa diventa la tecnologia di descrizione accurata ma creativa di questo suono, questa viene poi a sua volta reinterpretata dal musicista nella pratica esecutiva. Di volta in volta verso una nuova esperienza d'ascolto. Infine dopo la descrizione scritta opero la scelta di mettere in rapporto questi suoni con altri, per ricontestualizzarli col fine di una rappresentazione di qualche tipo. Il fine è quello di cercare dei processi sistemici per ritornare al logos, l'atto stesso del pronunciare; accettare che nel fornire un sistema di qualche tipo ad un esecutore si darà vita ad una sua interpretazione. Poiché da una tecnologia io non cerco più un esperienza univoca di rappresentazione, ma il fornire uno strumento dove è l'interprete a ricostruire il messaggio: secondo il contesto in cui vive, a partire da chi è, e verso la ricostruzione di questo in qualcosa che vive fuori dalla scrittura dell'opera stessa. REFERENZE: Scritti di Luigi Nono. Massimo Cacciari. Silenzio e ascolto nella musica di Luigi Nono: https://www.youtube.com/watch?v=ueA8xVE5WV8 18-12-2021